Il 9 luglio, giorno in cui a Brisbane ho corso la finale dei 200 metri, è una data che non dimenticherò facilmente.
La mattina l’ho passata a letto, sotto un piumone, infreddolita ed accompagnata da presunti sintomi influenzali. Probabilmente ho pagato le conseguenze della cerimonia di apertura della rassegna iridata, svoltasi l’altra sera, e dove faceva molto freddo (qui, calato il sole, la temperatura scende anche a 5-6 gradi).
Poi, mi sono letteramente trascinata dai miei amici del ristorante “Pasta al dente”, per le consuete, scaramantiche tagliatelle “pre-gara”.
Enrico, il gestore, era molto preoccupato per me e per il mio aspetto dimesso. Nutriva seri dubbi sulle mie possibilità di portare a termine la gara...
Arrivata allo stadio, incontro Ettore Ruggeri il quale, con la sua irresistibile simpatia, mi racconta di aver vinto nella mattinata la semifinale dei 200 metri, nella categoria M40. La finale, per lui, è già un grosso risultato ed è felicissimo. Il suo entusiasmo è contagioso: inizio ad uscire dal mio letargo...
Assistiamo insieme alla finale degli 800 W40, dove corrono Loretta Rubini (specialista dei 2000 siepi) e Rosita Pirhofer. Loretta era contenta del tempo ottenuto in batteria (2'22"12), ma in finale viene penalizzata da una gara tattica. Conquista comunque un ottimo quinto posto, mentre la Pirhofer è settima.
Cerco un posto per rilassarmi prima della finale e dove ascoltare in tranquillita’ la mia musica preferita. Ho con me tre CD di generi musicali diversi: Antiche Danze e Arie di Ottorino Respighi; The Joshua Tree degli U2 e una rassegna di Tanghi Argentini di Osvaldo Pugliese (l’altra mia grande passione). Peccato che qui a Brisbane non abbia ancora trovato una Milonga dove andare a ballare!.
Incontro “superman” Agnoli, che mi racconta del terzo oro conquistato nei 10.000 metri M75 e Bruno Sobrero, a quota due ori nella categoria M80. Mi faccio scattare una foto con loro nella speranza che, in mezzo a tanto oro, almeno un bronzo possa arrivare (ho il terzo tempo di qualificazione).
L’emozione per la finale mondiale è grande ed inizio a “stressare” le persone che mi sono vicino. Chiedo a Loretta di farmi le codine nei capelli, a Vincenzo di prestarmi l’olio riscaldante (fa un freddo terribile), a Luciano di tenermi la borsa, a Tore De Boni di tenere a portata di mano all’arrivo la bandiera italiana nell’eventualità di una medaglia. Per fortuna sono tutti molto comprensivi e mi assecondano nei miei piccoli rituali.
Per la finale si sono qualificate tre inglesi, una tedesca, due australiane e una namibiana. Mentre attendiamo l’entrata allo stadio, mi ritrovo a parlare in dialetto veneto con l’australiana Gianna Mogentale. Lei ha vinto i 100 ed ha i genitori originari di Schio (Vicenza). Ci scambiamo gli indirizzi, scherzando sull’aspetto delle mie scarpe chiodate di vernice rossa.
Le due inglesi, accreditate dei tempi migliori, sono concentrate e non si fanno distrarre. Entriamo in fila indiana nello stadio, la mia bandierina italiana fa capolino dallo zainetto.
Assisto alla finale di Ettore Ruggeri che, con una gara in completa rimonta, conquista un bellissimo bronzo che lo fa esultare sul traguardo (bravo Ettore, moglie e figlie saranno fiere di te).
Mentre attendo di partire intravvedo James, lo scozzese conosciuto in aereo, che ha mantenuto la parola e sventola la bandierina italiana a pochi metri dalla partenza dei 200 metri.
Ci chiamano ai blocchi, sono in terza corsia. Fa freddo e mi tolgo lo strato di indumenti che copre il completo di gara.
Sparo dello starter! Parto discretamente ma all’uscita dalla curva sono un po’ arretrata rispetto alla prima. Siamo in quattro nello spazio di un metro.
Le gambe girano bene e ai 160 metri supero Jennie Mathews che sta pagando una partenza troppo veloce. Mi tuffo sul traguardo felice. Solo più tardi, osservando la gara nel video, scoprirò che negli ultimi metri c’è stata un'incredibile progressione, nella corsia più esterna dell’altra inglese, Claire Haslam, che per soli sei centesimi non è riuscita a raggiungermi. Questa la classifica: 26"00 per me, 26"06 per la Haslam, 26"22 per la Mathews, 26"35 per la tedesca Gissmer. A seguire le due australiane in 26"45 e 26"46, settima l’altra inglese in 26"50 ed infine la namibiana Van Rens.
Tore De Boni mi lancia la bandiera italiana. Arrivano tutti gli italiani a festeggiarmi. E’ un momento bellissimo. Sono incredula. Ricevo anche le congratulazioni di persone di altre nazionalità. Nella foto di rito con tutte le finaliste avvolgo Gianna Mogentale nella bandiera!
Telefono a Mario Del Giudice, il mio allenatore, per raccontargli la gara. Mi segue da tre anni ed è una persona fantastica sia dal punto di vista tecnico che umano. Senza di lui avrei già appeso le scarpette al chiodo. Cerco anche Maurizio Bastini, il mio massaggiatore Shatzu, ma non lo trovo. Lui mi ha insegnato che, prima che con le gambe, si corre con la testa e con il cuore. Infine - da brava italiana - do' la notizia della vittoria a mia mamma. E poi mi avvio verso la cerimonia di premiazione della nuova Campionessa del Mondo W35 dei 200 metri.
Dedicata a mio padre, che è sempre con me
Addendum del 26 marzo 2008: due anni fa sono venuta a sapere che che Claire Haslam è morta per un male incurabile. All'arrivo ci separarono solo 6 centesimi. Nel mio cuore la ritrovo prima di ogni gara e una preghiera è per lei.
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