Sabato, 22 luglio
Siamo arrivati oggi a Poznan dopo un viaggio in auto di quasi 1.400 km inframezzato da 2 tappe: una a Norimberga e una in Polonia, subito dopo il confine con la Germania. Nella cittadina tedesca, il cui bel centro storico è caratterizzato da edifici gotici, siamo accolti da temperature e umidità elevate. Il pensiero va subito a Poznan, dove le gare sono già iniziate: chissà se anche lì c'è questo clima torrido. Nel frattempo mi arriva un sms da Brunella Del Giudice, che mi annuncia festosa la sua medaglia d'oro nel martellone W60 e il suo primato italiano ulteriormente migliorato (14,41). Sono felice per lei e subito un brivido di emozione mi corre lungo la schiena: gli Europei sono iniziati! Questa sarà la mia settima partecipazione internazionale. Ripenso al mio esordio nel 2000 agli Europei finlandesi, e poi ai mondiali del 2001 in Australia, agli europei indoor del 2003 a San Sebastian, ai mondiali dello stesso anno a Porto Rico, agli europei in Danimarca nel 2004, fino ai mondiali dello scorso anno a San Sebastian: tutte esperienze indimenticabili.
Nella foto E.Saraceni e A.Rossi, entrambi secondi nei 100 metri - di R.Marchi
Prima di lasciare Norimberga andiamo alla ricerca di una pista di atletica per il mio allenamento. Ne scoviamo una in terra rossa, vicino all'università. Il custode è gentile e mi apre lo spogliatoio.
Le distanze non sono segnate e mi arrangio un po'. Il mio tendine ringrazia per la mancanza del manto sintetico. Riafforano i ricordi del mio esordio nell'atletica leggera: era il 1981, e la pista dove mi allenavo era in terra rossa come questa.
Dopo l'allenamento ci rimettiamo in viaggio con l'obiettivo di arrivare in terra polacca entro sera. Le stazioni radio tedesche non sono una buona compagnia, se non si conosce bene il tedesco; gli speaker parlano parlano parlano e raramente si sente un po' di musica.
Alla frontiera polacca ci attende la dogana. Superiamo diversi chilometri di camion in coda nella corsia a loro riservati. Dopo la frontiera il paesaggio ci regala distese di campi di grano intervallati da una sfilza interminabile di hotel aperti 24 h dotati di night club, parcheggi per i tir e nomi da oltreoceano come “Las Vegas” e “Paradise”. Optiamo per uno dei rari alberghi non dedicati ai camionisti. Si rivela una ottima scelta: l'hotel è nuovo, tranquillo, con un buon ristorante e prezzi vantaggiosi.
Stamane abbiamo percorso i 110 km che ci semparavano da Poznan per puntare direttamente alla pista dell'Università per l'ultimo allenamento. Lunedi pomeriggio disputerò le batterie dei 400 metri, ma le finali dei 400 si correranno mercoledi mattina e sto cercando di abituarmi all'orario. Impresa ardua, per un “ghiro” come me.
Arriviamo verso le 9,30. L'anziana custode dell'impianto mi parla fitto fitto in polacco e io non capisco una parola. Alla fine mi consegna la chiave di uno spogliatoio invitandomi a restiturirla dopo aver fatto l'allenamento e la doccia (o almeno così capisco). Nella pista sono in corso delle gare universitarie, ma riesco lo stesso a utilizzare le corsie più esterne. L'impianto è limitrofo alla pista principale dell'Università di Educazione Fisica, quella in cui si svolgono alcune gare degli Europei.
Qualche partenza con le chiodate, con forte protesta del mio tendine sinistro e della contrattura del polpaccio destro (sì, proprio quello che mi strappai lo scorso anno e dove capeggia ancora la “scottatura” che quella gentile dottoressa mi provocò ai campionati italiani indoor master di Genova spruzzandomi il ghiaccio a 1 cm dalla pelle). Ebbene sì, sono messa maluccio, anche se ho recuperato un po' di ottimismo: fino ad una settimana fa le scarpe chiodate non ero neanche in grado di indossarle...
Lo stadio Olimpia
Ci dirigiamo poi verso lo stadio Olimpia per le procedure di accredito. Sulla cartina la strada sembra semplice, perché solo 5 km separano i due impianti; in realtà le indicazioni non sono così chiare, al punto che rischiamo anche un contromano. Finalmente giungiamo allo stadio.
Ritiro la busta con i pettorali e l'accredito stampa, per poi pranzare insieme a Oriano Chelini (il fisioterapista inviato dalla Fidal che finalmente ho il piacere di conoscere, dopo averne sentito parlare così bene dagli atleti presenti ai mondiali indoor di Linz) e a Mauro De Carli, dell'Area Master della Fidal. Ci aggiornano su quanto successo nei primi due giorni di gara, mentre ingaggiamo una strenue battaglia contro una flotta agguerrita di vespe che ha deciso di tuffarsi nel nostro cibo.
Mi viene a salutare Lamberto Vacchi, a capo della delegazione dello stand dei mondiali di Riccione 2007 che capeggia al Centro di Registrazione. E' sempre un piacere ritrovarlo. Lo considero il mio “portafortuna”. Lui c'è sempre stato, quando ho conquistato una medaglia internazionale.
Dopo il pranzo ci dirigiamo verso l'albergo (Hotel Dorrian, situato a soli 10 minuti di auto dallo stadio Olimpia) per depositare i bagagli. L'hotel dispone di un apprezzatissimo collegamento Wi-Fi a cui riesco agevolmente a collegare il mio portatile. Ritorniamo subito allo stadio per assistere alle finali dei 100 metri, forse la gara più avvincente di tutti i campionati.
Lo stadio ha un certo fascino decadente. Mi piace il fitto bosco che lo circonda, ma disapprovo la mancanza di una tribuna coperta; inoltre, il grande tabellone elettronico che lo sovrasta non è in funzione ed è difficile conoscere i risultati delle gare. Il clima è molto informale e i giudici non sembrano così fiscali come in altre sedi. Sono molte le persone che hanno scavalcato la bassa recizione della pista e se ne stanno accoccolate a vedere le gare.
Incontro Ugo Sansonetti, una delle colonne dell'atletica master italiane. Purtroppo è arrivato a Poznan solo in veste di turista, perché un problema al ginocchio gli impedisce di scendere in pista. L'86enne romano è quindi costretto “a fermarsi”, ma ha tutte le intenzioni di curarsi e tornare presto a far parlare di sé.
Mi posiziono nei pressi dell'arrivo per scattare le foto, a fianco degli instancabili Sonia Marongiu (qui in veste di doppia inviata: per i comunicati stampa Fidal e per Podistidoc.it) e Nicola Severini.
Saluto tanti amici che ritrovo in questa occasione: Pino Pilotto, il rappresentante della Federazione Svizzera Master che qui disputerà ben 27 gare, Alessandro Cipriani (ciprignac, per gli amici del forum), giunto anche lui in auto da Aosta, Marco Giacomantonio, primo degli esclusi dalla finale dei 100 metri M35, prima illuso e poi disilluso di poter comunque essere ripescato per l'infortunio di un finalista, Vincenzo Felicetti e Emauela Stacchietti, i miei carissimi amici appena arrivati col camper, e tanti altri.
Mi avvicina anche Sergio Agnoli, l'eccezionale ottantenne romano. Mi complimento subito con lui per la vittoria ottenuta nei 10.000 metri (corsa alle 12 con temperatura superiore ai 35 gradi). Lui è contrariato per aver dovuto correre un giro più del previsto. Sono molto affezionata a questo simpatico e vulcanico atleta, che mi consegna un dvd con la sua ultima intervista andata in onda alla Rai e un foglietto contenente una delicata e commovente poesia a lui dedicata. “Me l'hanno scritta i bambini della quinta elementare dopo il mio intervento nella loro scuola (la “Carlo Fornarini”) - mi spiega - L'obiettivo era far conoscere lo sport e in particolare i benefici che l'attività sportiva può portare. Si dovrebbe fare di più per promuovere il nostro sport; a quell'età i ragazzini sono molto ricettivi. Pensa che, dopo avermi conosciuto, si sono iscritti quasi tutti alle gare di atletica organizzate dal Comunce di Roma per le scuole elementari”. Rileggo il primo verso della poesia: “Lui ha tanta energia e vive solo d'allegria...”. Eh sì ragazzi, avete proprio ragione.
Le finali dei 100 metri
Si inizia dalla categoria più anziana (la M90) e poi via via fino alla M35. Sono oltre 20 finali, tra uomini e donne. Un vero e proprio spettacolo.
Tre i novantenni in gara. Vince lo svedese Herbert Liedtke (in 18”65) sul tedesco Friedrich Mahlo (in 20”90). Io tifavo per il tedesco, che quest'anno compirà 94 anni e che porta i suoi anni in maniera incredibile.
Nella categoria M85 arriva una medaglia d'oro per l'Italia. Il fossanese Bruno Sobrero, dopo aver inseguito per i primi 30 metri il francese Pierre Darotte, giunge primo al traguardo. “Speravo di fare il record mondiale - mi confessa all'arrivo - ma dopo gli Italiani di Misano sono stato fermo per 40 giorni per i problemi alla schiena”.
Nella categoria W70 un'agguerrita Emma Mazzenga si classifica terzo posto con il suo miglior tempo dell'anno (17”13). “Non pensavo proprio di correre così - ha commentato all'arrivo la forte padovana - la sciatalgia mi ha bloccata per diverso tempo”. Le due svedesi classificate al primo e secondo posto sono a solo un decimo da lei (17”01 e 17”05).
Nella foto Guido Muller e Tristano Tamaro - di R.Marchi
Negli M65 c'è la bella sfida tra il nostro Tristano Tamaro e il fortissimo Guido Muller (il miglior atleta master del 2004). Entrambi hanno 67 anni e nelle qualificazioni Muller ha corso in 13”12, contro i 13”14 del triestino. Vince Muller con 12”74, con Tamaro secondo nell'ottimo tempo di 12”95: un vero e proprio miracolo, ottenuto con una preparazione sommaria e dopo un lungo anno di infortuni.
Un altro bell'argento per l'Italia lo conquista Antonio Rossi nella categoria M55. Il perugino corre in 12”36 (dopo il 12”24 in batteria) dietro lo sloveno Vadimir Vybostok, che ha chiuso in 12”15.
Brava Cristina De Grandis tra le W50. La milanese agguanta un combattutissimo terzo posto in 14”38. La prima e la seconda sono però fuori portata: la fortissima tedesca Dagmar Fuhrmann vince in 13”37!!
Negli M45 doppietta di medaglie azzurre: Vincenzo Antonaci arriva secondo in 11”75, Salvino Tortu è terzo in 11”81, risultato ben al disotto delle sue possibilità. Tortu, infatti, dopo la gara è molto contrariato, perché sperava di fare di più. Vince l'inglese Patrick Logan, con 11”50.
Nella categoria W40 nessuna italiana, ma la francese Violette Lapierre, campionessa mondiale di categoria, crea il vuoto dietro di sé correndo in 12”15.
Tra gli M40 è davvero avvincente la sfida tra Enrico Saraceni e l'inglese Anthony Noel. Saraceni, che da sempre paga una partenza poco efficace, decide per l'occasione di non utilizzare i blocchi di partenza (opzione prevista nelle gare master). “Mi trovo meglio così - mi spiega. Ma la sua lunga rincorsa non è sufficiente per agguantare il campione mondiale della distanza (10”93 contro 11”00). Lo attendiamo ora nelle distanze a lui più congeniali: 200 e 400 metri.
Nella foto Marta Roccamo e Agnieska - di R. Marchi
Tra le W35 la nostra Marta Roccamo si deve accontentare di un quarto posto con 13”15. Peccato. Una medaglia questa simpatica atleta catanese se la meritava. Nella stessa gara giunge al traguardo, al settimo posto, anche la mia amica Agnieska Kuczalska-Lis. Ci abbracciamo felici. La doppia cittadinanza (canadese e polacca) le permette di essere presente anche qui. “Tra un mese sarò in Guatemala per Campionati Master del Nord America” mi spiega. Ci siamo conosciute ai mondiali di Porto Rico nel 2003 e da allora siamo sempre rimaste in contatto. Peccato che la sua avventura agli europei termini qui e domani riparta.
Mentre sono in corso le semifinali dei 1.500 metri ritorno all'albergo stanchissima. E' giunto il momento di recuperare un po' di energie per le mie gare.
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