sabato 1 aprile 2006
Vittorio Colò, lo stop dopo 77 stagioni
A quasi 95 anni, ha appeso le scarpette al chiodo. E' l'icona dei master italiani.
L’uomo capace di saltare 3 metri nel lungo a 93 anni dice basta. Una carriera magnifica, al limite dell'incredibile. Lo abbiamo incontrato nella sua casa a pochi passi da un luogo sacro a tutti i corridori milanesi.
Nel loro appartamento a pochi passi dalla pista di atletica XXV Aprile di Milano, Vittorio Colò e la moglie Enrica mi accolgono con grande calore. «Perché vuoi intervistare questo vecchiaccio che non ha nulla da dire?», mi chiede dissimulando con tono burbero l’emozione dell’essere intervistato. Sorrido, pensando che quest’uomo eccezionale, dall’intelligenza acuta e dall’ironia pungente, di cose da dire ne ha, eccome. Quasi 30 anni di atletica master ad altissimo livello; le ultime gare nell’ottobre 2004, ai campionati di società di Formia. Ricordo ancora il silenzio quasi sacrale, a testimoniare rispetto, ammirazione ed emozione che univa giudici, pubblico e atleti, nel vedere il quasi novantatreenne di allora saltare in lungo 3 metri esatti.
«Nel 2005 sono stato operato per un aneurisma all’arteria femorale e la mia salute ne ha risentito – mi spiega così le motivazioni del suo stop –. Riesco a fare ancora qualche cosetta, quello che serve per prendere un autobus al volo, ma nulla di serio.» La moglie precisa: «In realtà dopo l’operazione si era un po’ illuso di poter tornare in pista. Stava preparando la gara del martello con l’obiettivo del record del mondo per la categoria M95, ma la gamba era troppo debole e ha dovuto rinunciare».
Gli chiedo di ripercorrere la sua storia di atleta partendo dal suo primo incontro con l’atletica leggera, che avvenne ben 77 anni fa.
«Mentre frequentavo il liceo a Riva del Garda, la mia cittadina di origine, venni contattato per partecipare al Gran Premio dei Giovani, una specie di Giochi della Gioventù. Era il 1929, e grazie alla mia poliedricità riuscii a qualificarmi nel
pentathlon per la finale nazionale. Fino a quando mi sono laureato, nel 1938, in chimica industriale, ho sempre praticato l’atletica, spaziando in tutte le specialità. Sono stato anche detentore del record regionale trentino di salto triplo.» Mi mostra un libro sulla storia sportiva di Riva del Garda. In copertina è
riportata una foto propagandistica del Ventennio che ritrae tre atleti. «Fu scattata durante l’inaugurazione del campo sportivo, nel 1931. Io sono quello di sinistra, quello che tiene il disco in mano.» Rimango assorta a fissare la foto, cercando di ritrovare, in quel bel ragazzo muscolato di allora, l’esile atleta ultranovantenne che conosco. Gli occhi, penso, quelli sono gli stessi, vivi e limpidi. Dopo la guerra ritorna nuovamente in pista. «Dal 1946 al 1953 gareggiavo nel decathlon per la squadra della Quercia Rovereto. Riuscivo sempre a piazzarmi tra il 5° e il 6° posto, agli assoluti. Smisi completamente a 42 anni.» E poi com’è che iniziò l’attività master? «Dopo una vita lavorativa dedicata alla ricerca farmaceutica, nel 1972 andai in pensione e iniziai a fare l’allenatore di atletica, attività che ho continuato fino a un anno fa, occupandomi dei ragazzi dell’Atletica Riccardi Milano. Nel 1977 venne organizzata la prima edizione dei campionati italiani master, alla quale partecipai grazie all’insistenza di Cesare Beccalli (l’attuale presidente della WMA, la federazione mondiale dell’atletica master, nda), vincendo i 100 m nella categoria M65. Da allora ho quasi sempre gareggiato.» Colò ha quindi vissuto in prima persona tutta la storia dell’atletica master in Italia, comprese le avversità e le polemiche che questo nuovo movimento suscitava. Mi dice: «Forse non tutti sanno che nel 1993 la Fidal propose, durante i Mondiali a Miyazaki, di non permettere agli atleti ultrasessantenni di competere. Fortunatamente tutte le altre nazioni votarono contro quella proposta».
Poi l’esperienza a Scommettiamo che..., la trasmissione della RAI che rese noto al grande pubblico il mondo dei master, insieme a Sobrero, Sansonetti e Marabotti. «Onestamente mi è sembrata una cosa un po’ artificiale – mi confida –. Divenni improvvisamente famoso. Mi chiamava gente da tutta Italia per complimentarsi. Ma come, mi chiedevo, tutto questo interesse per una frazioncina in una staffetta e del mio record nel decathlon a 85 anni nessuno sa nulla?»
Già, il suo record nel decathlon fu stabilito a Durban durante i campionati mondiali del 1997, quando l’ottantacinquenne Colò si aggiudicò ben 7 medaglie d’oro: «Quella gara venne disputata sotto una pioggia battente. Fu difficile ma esaltante, come quando da giovane feci il giro del lago di Garda con un sandolino, una coperta e un po’ di cibo. Forse le due esperienze sportive più emozionanti della mia vita».
In tanti anni Colò ha collezionato numerosi titoli, medaglie e primati. È attualmente detentore dei record mondiali over 90 dei 200 m (40”00), salto in lungo (3,09), 60 m indoor (10”73) e triplo indoor. Sì, proprio il salto triplo, con tanto di rincorsa, stacco, balzi e arrivo in buca: 6,52 m. Da non crederci. Ma quanto, in tutti questi anni, l’ha spinta l’agonismo, e quanto invece il piacere di fare atletica?: «Mi comporto un po’ come il mio gatto quando gioca con la sua coda. Quando sono in pista io sono felice; mi piace farlo, è come un gioco». Mentre mi accompagna alla fermata della metro parliamo della sua scelta di non utilizzare i blocchi nelle gare di velocità (possibilità prevista nelle gare master): «Mi ispiro alla tecnica di Borzov, con 3 appoggi, al fine di sfruttare la migliore inclinazione del busto», mi spiega mentre, avvolto nel suo elegante cappotto grigio, piega le ginocchia, la schiena e appoggia una mano a terra. Poi, inaspettatamente, parte con uno scatto deciso e agile, facendo strabuzzare gli occhi a una signora incrociata nel sottopasso. Pochi metri, quanto basta per farmi sognare questo straordinario uomo e atleta di nuovo in pista ai campionati mondiali master di Riccione 2007.
Articolo pubblicato sulla rivista Correre nel mese di aprile 2006
(Foto di R.Marchi)
Nota del 25 gennaio 2009:Dopo aver annunciato di aver appeso le scarpette al
chiodo, Vittorio Colò, nato il 9 novembre 1911, pochi mesi prima di compiere 95 anni si è ripresentato in pista. Nel salto in lungo, al Meeting Ambrosiana Day di Milano,
ha saltato 2,25 metri, misura mai raggiunta al mondo da un suo coetaneo. Colò è diventato così il primo dell’atletica master italiana a segnare un risultato per la categoria MM95. Un mito. Non partecipò ai mondiali di Riccione ma nell'ottobre 2007 partecipò come M95, con i colori dell'Amatori Rimini, alla finale societaria di Macerata vincendo lungo e giavellotto.
P.s.: grazie ad Andrea Benatti ho recuperato la foto con la copertina del libro del centenario della Benenze.
[Link al pdf con l'articolo nella veste originale] (su autorizzazione della rivista Correre)
9 settembre 2012
Ciao Vittorio. Ci hai lasciati, a modo tuo, ad un paio di mesi dai tuoi 101 anni. Hai vissuto una vita intensa e generosa che ha lasciato segni e ricordi nei cuori di tante persone. Io ti ho conosciuto nel mondo dell'atletica master, sei stato l'icona, l'atleta simbolo del nostro movimento, un esempio per tutti noi. Ti guardavamo con tanta ammirazione e affetto. Non amavi la tecnologia e scrivevi lettere che erano dei veri e propri capolavori di scrittura d'altri tempi. A me le mandavi di colore rosa, come il mio nome. Le custodisco tra le cose più preziose. Ora puoi correre libero tra le nuvole, felice, come in quel sogno che mi confidasti l'ultima volta che ci siamo visti.
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1 commento:
vorrei sapere se colò è ancora vivo
per fargli gli auguri dei prossimi 100 anni
grazie
giuseppe ottaviani
recorman mondiale m95
salto in lungo e salto triplo
giuseppeottaviani@ymail.com
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